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DEADLIFT? SI, A GAMBE....


tese o semitese? Vediamo l’analisi dello stacco da terra a gambe tese:

Questa modalità esecutiva va contro ogni regola di buonsenso, sia per chi vuole ottenere i benefici dell’esercizio di stacco che per chi non vuole rischiare serie patologie discali.

Il braccio di leva che viene a formarsi tra il baricentro corpo-attrezzo rispetto alle vertebre lombari (L5-S1) risulta raddoppiato (Figura) rispetto alla stessa posizione a gambe semipiegate. Pertanto anche un carico modesto comporta una tensione sui dischi vertebrali di diverse centinaia di Kg. Lo stesso carico agisce anche con fortissima azione di “taglio”, anziché essenzialmente di compressione. Il carico si sposta e si concentra sul bordo anteriore delle vertebre e i dischi intervertebrali subiscono una esagerata spinta indietro.

Tutto questo viene accentuato dalla difficoltà a mantenere esteso il busto a causa della tensione esercitata dai muscoli Semitendinoso, Semimembranoso e capo lungo del Bicipite femorale che frena la retroversione del bacino e non consente l’allineamento dello stesso con la colonna vertebrale. La cifosi lombare (“gobba”) che si forma peggiora ulteriormente i rischi di traumatici vertebrali (Figura).

Secondo alcuni studi risulta che l’attività elettrica dei muscoli che si estendono lungo la colonna vertebrale diminuisce progressivamente in relazione all’entità dell’inclinazione. Il carico viene sostenuto essenzialmente dai legamenti articolari delle vertebre e dalle fasce dei muscoli (aponeurosi). Di conseguenza l’azione muscolare risulta modesta (Figura).

Inclinazione del busto e azione dei muscoli estensori delle cosce:

L’esecuzione a gambe estese (A) mette in forte stiramento (allontanamento dei capi di inserzione) i muscoli posteriori delle cosce (Semitendinoso e Semimembranoso e capo lungo del Bicipite femorale). Come conseguenza il bacino rimane bloccato e non ruota adeguatamente sull’articolazione dell’anca. Questo provoca una compensazione attraverso una cifosi lombare e relativo carico abnorme sulle vertebre di questa regione.

Al contrario, l’esecuzione che prevede il semipiegamento delle gambe in fase di “stacco” (B) attenua la tensione dovuta allo stiramento dei muscoli muscoli posteriori delle cosce, in quanto ne avvicina i capi estremi di inserzione. In questo modo è possibile mantenere il bacino e la colonna vertebrale allineati.

Stelvio Beraldo

Maestro di Sport

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